Articolo del 11 dicembre 2022

LA SCUOLA, QUELLA CHE VORREI

La scuola è un argomento imprescindibile durante le mie consulenze con i genitori. Mi è capitato qualche settimana fa di ascoltare una coppia di genitori che mi hanno raccontato il loro plauso per la scuola del loro bambino. Primo anno della Scuola Primaria, i primi periodi sono stati dedicati a conoscersi tra di loro, a impostare le regole condivise da sottoscrivere e portare a casa, per vedere se è possibile accoglierle anche all’interno della vita famigliare. Hanno dato tempo all’ascolto di ogni singolo bambino e durante il primo incontro con le famiglie, non arrivato a novembre ma i primi giorni dell’anno scolastico, il team insegnante ha chiesto ai genitori di presentare il loro bambino, quel bambino così come è visto a casa, cosa fa in famiglia, come viene percepito.

È stato un modo molto intelligente di iniziare l’avventura. Genitori molto disponibili, bambini messi a loro agio, tempi adeguati a un inizio nuovo, con compiti evolutivi significativi e diversi da quelli della Scuola dell’Infanzia.

Mi si è aperto il cuore, ho condiviso con la famiglia l’idea che iniziare in questo modo è vivere di rendita poi.

Bambini e bambine hanno bisogno dello sguardo di ritorno dell’adulto, della restituzione di un’accoglienza generata da un rapporto di fiducia. Devono sapere di contare per quell’adulto che sta loro di fronte.

Non dovrebbe essere straordinaria una classe impostata in questo modo, non dovrei gioire nel sentire raccontare queste cose che dovrebbero essere all’ordine del giorno.

Non dovrebbe fare scalpore la positività di un’azione pedagogica, dovrebbe essere la normale amministrazione.

Purtroppo, sento quotidianamente parlare di insegnanti che asfaltano letteralmente i bambini e le bambine, che strappano pagine, fanno lezioni frontali noiosissime, mettono note come non ci fosse un domani. Tanti bambini e tante bambine rifiutano di eseguire i compiti a casa perché non vogliono prolungare una frustrazione iniziata in classe, dove vivono la paura dell’insegnante.

No, non sto parlando della severità dell’insegnante autorevole, mi riferisco a situazioni in cui l’insegnante, sicuramente esasperato per il comportamento degli alunni si lascia andare a derive emotive causando spesso dei danni. Astucci lanciati a terra, banchi rovesciati, ricatti morali, insulti, svilimenti. Queste cose generate da un adulto, da quell’adulto che ha il compito di aiutare a crescere, a imparare a stare al mondo, a formarti come persona, non possono esistere.

Eppure esistono e troppe volte fanno parte dei racconti delle famiglie.

Ho riletto un testo molto interessante di Matteo Lancini, L’età tradita (testo che ho consigliato a suo tempo) e mi sono imbattuta nel capitoletto dedicato alla scuola. È vero, lui parla di scuole di primo e secondo grado ma non credo cambi. Voglio riportare alcune sue frasi:

“La scuola di cui abbiamo bisogno è la scuola delle relazioni e degli affetti, oltre che degli apprendimenti, più propensa a blandire gli aspetti competitivi che a sollecitarli tramite valutazioni numeriche. Una scuola che contrasti la dispersione scolastica. (…) Mi auguro di cuore che tutti coloro che, per scelta o per necessità, hanno deciso di svolgere questa professione (insegnante n.d.r.) siano almeno minimamente consapevoli di quanto lo sguardo di ritorno di un insegnante e di un consiglio di classe incidano sul senso di autostima e di valore di sé di un preadolescente e di un adolescente. Adulti significativi, che svolgono un ruolo decisivo, in un sistema scolastico che prevede che si trascorrano molte ore insieme, intere giornate dedicate ai lavori in corso della formazione della personalità in età evolutiva, e non riducibili a una mera esperienza di acquisizione, o mancata acquisizione, degli apprendimenti.” 1

Mi è piaciuto molto questo passaggio e mi auguro che pian piano le nuove generazioni di insegnanti vengano formate proprio a questo, alla capacità di essere educatori e insegnanti e non meri trasmettitori di saperi. I bambini e le bambine, soprattutto se frequentano il tempo pieno, stanno molto più tempo a scuola che a casa; dunque, quelle persone che si trovano davanti hanno una funzione fondamentale per la loro crescita e per l’acquisizione di autostima e capacità di fare, essere, sentire. Una scuola con insegnanti così è quella che vorrei, dove ogni bambino e bambina, ragazzo e ragazza possa sentirsi accolto per quello che è, educato e non solo istruito, accompagnato verso il raggiungimento di quegli obiettivi di crescita complessi e affascinanti al contempo. Spero di trovarmi ancora tanti genitori come quelli citati, che possano raccontarmi di scuole a misura di alunno, dove ci sono piccole persone in crescita e non anonimi studenti e scolari da riempire di nozioni.

1] Matteo Lancini, L’età tradita. Oltre i luoghi comuni sugli adolescenti, Raffaello Cortina, Milano, 2021, pag. 156 – 157