Articolo del 12 novembre 2023

LE DOMANDE DEI BAMBINI

- Papà perché l’albero si chiama albero?
- Non lo so
- Ah, ma perché ha le foglie no?
Silenzio, passano alcuni minuti e poi:
- Papà perché il tronco si chiama tronco?
- Non ne ho idea…
- Accipicchia, il tronco si chiama tronco perché è marrone!
E finisce lì.

Questo papà ha ammesso di non sapere l’origine della parola albero e soprattutto si è astenuto dal fare una lezione sul significato della parola tronco.
Ha lasciato che il suo bambino, 6 anni da compiere, lasciasse andare la fantasia e si desse delle risposte a partire dal suo immaginario, dal suo modo di interpretare la realtà.
Il papà avrebbe potuto effettivamente sciorinare elementi di etimologia ma non sarebbe servito a nulla, al bambino non serviva questo, gli serviva verificare se il papà era in grado di rispondere al suo livello. Ammettere di non sapere è una grande lezione per un bambino, riesce a capire che l’adulto non è necessariamente infallibile, che alcune cose vanno imparate esattamente come succede ai piccoli. La cosa interessante però sono le risposte che il bimbo si è dato.
La rappresentazione della sua realtà aveva già una risposta certa, l’albero ha le foglie e dunque quella è la connotazione essenziale per riconoscerlo.
Gli ha dato un nome a partire da una caratteristica che lo distingue da altri oggetti e piante.
Naturalmente crescendo il piccolo bambino saprà aggiungere informazioni e si troverà a dover distinguere altre piante che hanno le foglie, una margherita non è un albero anche se ha le foglie, ma sarà un suo processo che lo accompagnerà nella crescita.
Ci sono altre domande che i bambini fanno che invece hanno bisogno di risposte certe, come ad esempio le domande esplorative sugli stati d’animo, le paure e le emozioni.
Chiara, una bimba di 6 anni chiede spesso alla mamma:
“Tu hai paura del buio?”.
È una domanda che ha bisogno di trovare risposta, da un lato per verificare se anche i grandi provano le emozioni dei bambini, dall’altro per trovare una rassicurazione.
La mamma che risponde:
”Si Chiara, alle volte ho paura del buio ma se prendo una torcia o se accendo la luce il buio se ne va e così anche la mia paura”.
Alcune domande infantili servono come cartina di tornasole, una tipica è:
“Ma tu mi vuoi bene?”.
In questo caso è importantissima la risposta, senza condizioni e senza “se e ma”.
“Si ti voglio bene” è sempre una garanzia di sicurezza.
Anche quando la domanda può essere scomoda, nel caso di una separazione ad esempio.
Laura chiede alla mamma:” Ma tu vuoi bene al papà?”
I genitori sono separati da poco e la mamma risponde:
“Si, voglio bene al papà”.
Inevitabile la contro domanda: “Allora perché papà non sta più con noi?”
Qui è necessario essere attenti:
“Il papà non vive più con noi perché alle volte i grandi hanno idee troppo diverse per abitare assieme, ma questo non significa che non ci vogliamo bene, tu sei nata dal nostro amore”.
Mi rendo conto che è faticoso, ma di grande aiuto nel percorso di crescita.