Articolo del 13 novembre 2022

ADOLESCENTI FRAGILI PER LA FRAGILITÀ ADULTA

Ho seguito alcune lezioni del professor Lancini sulla psicopatologia degli adolescenti. C’è un disagio molto diffuso che appartiene sempre più alle nuove generazioni. La fatica dell’adolescente è quella di collocarsi non solo dentro un mondo che non è a loro misura ma anche dentro un mondo che sta remando loro contro.
L’atteggiamento adulto – sottolinea Lancini – fa sì che i più giovani siano continuamente strappati da un lato dal superamento delle tappe evolutive e dall’altro dalla richiesta genitoriale.
Genitori confusi, incapaci di avere una linea educativa coerente, più volte eccessivamente affettivi e affettuosi e sempre meno normativi.
Ne deriva che l’adolescente non ha più spazio per fare quello che la sua età richiede: cercare di tagliare il legame parentale per percorrere la strada dell’identificazione e scoperta di sé.
Alla domanda Chi sono? Subentra la paura di non saper dare una risposta.
È sempre stato così – direte voi – ma io dico NI.
È sempre stato difficile per un adolescente rispondere a quella domanda, in tutte le epoche si sono visti i vecchi o comunque i grandi adulti scrollare il capo di fronte alle idee dei giovani, di fronte alle richieste o all’impellente voglia di cambiare il mondo.
C’era la convinzione di poterlo fare, di soppiantare i grandi, di ribaltare il sistema, di fare cose nuove in nome della giovane età.
Oggi rispondere a questa domanda è sempre più complesso, uno perché fanno enorme fatica a intravedere una strada scritta per loro. No solo la scelta di una scuola o di un lavoro, a livello globale non hanno fiducia nel mondo, hanno il terrore della parola futuro e insistono a dire che il futuro è oggi. E l’oggi non piace.
Altra difficoltà è data dall’incapacità di recidere il cordone con la famiglia d’origine, hanno il timore di ferire la mamma o il papà, hanno paura di deludere, di far soffrire.
Guardando indietro nel tempo non si trova una generazione di adolescenti che teme di ferire i grandi, anzi, c’era quasi una sorta di sadica cattiveria che insisteva proprio per fargliela pagare agli adulti.
Oggi gli adulti sono troppo simili ai più giovani e pretendono da questi ultimi di farli aderire a un loro modello precostituito.
Lancini lancia strali contro chi pretende nei confronti degli adolescenti comportamenti che vanno in netta contrapposizione con quanto insegnato o consentito fino a quel momento.
Mi sento di citarlo quasi letteralmente quando sottolinea che è inutile impedire all’adolescente di usare gli smartphone se fino a pochi anni prima erano i genitori a farlo diventare protagonista e attore dei loro device. Tipico l’esempio della madre che toglie lo smartphone al figlio adolescente perché va male a scuola ma fino all’anno prima lo stesso era fotografato, postato, ha vissuto dentro la vita onlife della sua famiglia.
Anche io nel lavoro con i miei genitori sottolineo la consapevolezza (o meno) adulta nel corretto utilizzo delle nuove tecnologie.
Come si fa a proibire quando si è allevata la prole a selfie e videochat o DAD?
Tornando al tema iniziale, è la fragilità degli adulti a mandare maggiormente in TILT i ragazzi e le ragazze. Adulti che sono sempre più insicuri, impanicati, dubbiosi e scontenti, rassegnati. Adulti che pretendono quello che i figli non possono dare, che mettono al centro la propria figura convinti che il figlio o la figlia possa capire i loro casini, stati d’animo, difficoltà, insicurezze.
Non potremo avere adolescenti sufficientemente “normali” finché non avremo adulti consapevoli che sappiano curare se stessi e soprattutto costruire una vita, un mondo in grado di chiedere con coerenza ai più giovani qualcosa che loro possano effettivamente dare.