Articolo del 21 maggio 2023

TORNIAMO SULL’EDUCAZIONE CIVICA

“Facciamo più quello che è giusto, invece di quello che ci conviene. Educhiamo i figli ad essere onesti, non furbi”.

(Tiziano Terzani)

Mi direte che ho un chiodo fisso, ebbene lo confesso, faccio davvero fatica ad accettare tanti comportamenti diseducativi che si infilano uno dopo l’altro.
Come CPP abbiamo fatto un convegno il 22 ottobre scorso intitolato “Nessuno si educa da solo”, il tema centrale la comunità educante. Sono intervenuti ospiti autorevoli, persone appartenenti a vari ambienti e ognuno di loro ha presentato buone prassi o ragionamenti competenti sulle capacità adulte di essere educativi per diventare effettivamente comunità educante.
Il filo conduttore di tutte le relazioni era uno: il mondo adulto deve essere pienamente consapevole che i bambini ci guardano, che ci imitano e imparano da noi “grandi”. I comportamenti adulti sono insegnamenti, indicatori, modelli. Come fa un bambino a imparare le corrette regole, le possibilità di stare dentro i limiti, se gli adulti non lo fanno?
Abbiamo già visto qualche settimana fa alcuni comportamenti pubblici molto discutibili, oggi voglio sottolinearne altri tratti non da letture o da racconti fatti da terze persone ma desunti dalla mia esperienza personale.
Mi trovo in una grande città, un viale alberato pedonale incrocia alcune vie trafficate, per attraversare le strade ci sono i semafori, ho provato a sedermi in un bar, di quelli che hanno i tavolini outdoor e ho iniziato a osservare il comportamento dei pedoni. Semaforo rosso, uno sguardo a destra, uno a sinistra, non ci sono macchine troppo vicine, allora si passa. Lo facciamo più o meno tutti, il problema è che regolarmente questo comportamento viene tenuto anche con i bambini al seguito.
Molti genitori, non solo uno o due, con il figlio o la figlia per mano attraversano nonostante il semaforo rosso, anzi incalzano, muoviti, fai veloce, corri.
In più di un’occasione la macchina che sta arrivando suona il clacson perché troppo vicina, ma niente, si rischia e si insegna a diventare “furbi”.
Questi atteggiamenti sono molto importanti, sono imprinting fondamentali, i bambini imparano che va bene ignorare il rosso, dunque, potenzialmente sono messi in pericolo perché lo faranno anche quando sono da soli e potrebbero non avere la corretta percezione delle macchine che arrivano, lo faranno quando saranno con la bici o il motorino o la macchina. E il mondo adulto ce l’ha su con i giovani che guidano male, non sono attenti, guardano lo smartphone invece che la strada. Esattamente come i loro genitori.
Ma tralasciando l’osservazione al semaforo, ho notato un’altra cosa che mi ha davvero stupito. Mamme con la carrozzina o il passeggino, non c’è persona che abbia un po’ di riguardo, non viene lasciato il passo, spesso è la mamma che deve scendere dal marciapiede perché le persone chiacchierano tranquillamente senza badare al fatto che c’è qualcuno che fa un po’ di più fatica a scendere il gradino visto che ha 4 ruote. Ho notato ad esempio una signora con bimbo in carrozzina in fila alla cassa del supermercato con solo due oggetti da pagare e chi era davanti a lei in coda non si è minimamente offerto di dare il posto, ha continuato a fare la sua fila e a mettere sul tapis roulant una spesa molto abbondante.
Potrei fare mille esempi di questo tipo e i bambini ci guardano e imparano.
Sono loro maleducati, incapaci di comportarsi, trasgressivi, asociali e via dicendo?
Caspita, siamo subito pronti a puntare il dito ma osservare noi stessi mai? Sono considerazioni amare, potrei andare avanti nell’elenco che davvero è lunghissimo.
Comunità educante??