Articolo del 23 gennaio 2022

Dagli spunti di Rodari 3

Il terzo spunto ci pone davanti una questione che credo valga davvero la pena di affrontare. Il tema scuola. Sono profondamente convinta che, nonostante la fatica, le poche risorse, le questioni legate alla pandemia, la carenza di docenti e tutto il resto, la scuola pubblica sia una buona scuola. La nostra scuola pubblica declinata in ogni suo grado, dall’infanzia alla secondaria di secondo grado, è tutto sommato una buona scuola. Con tanti difetti, ci mancherebbe, ma anche con tante risorse. Rodari sottolinea come, all’epoca in cui cercava una scuola per la propria figlia, si fosse accorto che la qualità della scuola pubblica fosse davvero tanta. Era l’epoca delle prime scuole a tempo pieno, gli insegnanti senza dubbio sapevano coltivare la passione per l’insegnamento, c’era un fermento notevole e la scuola veniva vista come riscatto anche sociale. Leggiamo le sue parole:

Tre

La scuola pubblica

Avevamo bisogno di una scuola moderna, non dogmatica, non intollerante, aperta; una scuola in cui i bambini contassero più dei registri, il loro lavoro più dei voti con cui la legge fa obbligo di classificarli, la loro comunità più delle loro piccole competizioni, la loro sincerità più dell’ortografia, la loro libertà più dello schema imposto dall’alto. L’abbiamo cercata e trovata. Per anni abbiamo visto crescere nostra figlia, tra casa e scuola, proprio come avevamo desiderato che crescesse: sincera, attiva, amica di tutti, capaci di avere opinioni e di difenderle, anche dura dove e quando occorre cercare la durezza, per non costruire sulla sabbia. Un miracolo? Bene. Noi abbiamo trovato questo miracolo nella scuola di tutti, nella scuola di Stato “. La riflessione che sorge spontanea non è tanto legata alla qualità della scuola o dei suoi insegnanti bensì al significato della scuola in quanto tale all’interno della nostra società. Il mondo politico la dimentica spesso e volentieri, basti vedere gli stipendi che offre ai docenti. La scuola nel nostro Paese ha perso smalto, ha perso credibilità o meglio viene considerata come una cenerentola delle tematiche sociali. Un Paese dove la scuola non venga messa al centro è un paese destinato a invecchiare in tutti i sensi. La scuola italiana ha visto continue riforme, non ha saputo cogliere la freschezza e il significato di tutti i movimento, a partire da quello del Sessantotto, che avevano iniziato a portare quell’apertura e quella collegialità di cui parla Rodari. Se oggi la scuola si presenta stanca – a parte le complicazioni imposte dal Covid – è perché non si crede più in lei. La gente non considera importante imparare, sembra che i libri servano solo a poche persone che non avendo altro da fare li leggono. La scuola serve a pensare, a sostenere le proprie idee, a lottare per un ideale, a difendere un modo di essere. La scuola è inclusione, accoglienza, attraverso gli apprendimenti si supera il qualunquismo e la superficialità. Purtroppo siamo inseriti all’interno di un mondo dove chi vale ha soldi, le idee valgono poco o nulla. Si parla di analfabetismo di ritorno, che non significa non saper leggere e scrivere ma significa non essere in grado di capire che cosa si sta leggendo (anche la cronaca, anche i fatti del giorno) e si è esposti al vento degli urlatori. E’ per mancanza di scuola che la gente si passivizza, le fake hanno così larga diffusione proprio perché manca la capacità di pensare con la propria testa. Nell’interessante libro che la ex ministra Azzolina ha scritto di recente, mi hanno colpito moltissimo una sua affermazione: la scuola è un ascensore sociale. Non tanto per diventare un VIP ma proprio per riscattarsi dall’ignoranza tipica di mentecatti della parola. Nella sua testimonianza parla proprio di tutti gli attacchi dove emerge lo hate speech e un sessismo dilagante sui social. Avessero un cervello che pensa, queste persone non si scatenerebbero a quel modo. La scuola può fare tutto questo ma sta a noi valorizzarla, dare atto che solo studiando si può emergere e crescere per creare una società umana degna di questo nome.