Articolo del 26 marzo 2023

TELEFONO AZZURRO E TEMPI DENTRO UN VIDEOSCHERMO

L’ultima indagine di Telefono Azzurro “Tra realtà e Metaverso. Adolescenti e genitori nel mondo digitale” ci fornisce un aggiornamento sul tempo che bambini e ragazzi trascorrono incollati a un videoschermo. La metà dei ragazzi tra 12 e 18 anni trascorre dalle 2 alle 3 ore al giorno, il 14% dalle 4 alle 6 ore, il 4% passa più di 6 ore e un 3% è costantemente connesso.
Analizzando questi dati possiamo dire che la metà degli intervistati a campione, 804 tra ragazzini e ragazzine trascorre un tempo abbastanza ragionevole, tenendo conto che oggi come oggi il videoschermo consente di fare attività didattica, sentire amici, ascoltare musica, giocare.
Preoccupa senza dubbio tutto il resto del campione, chi trascorre dalle 6 ore insu, questo ci dà uno spaccato di una fascia di popolazione che, tolta la scuola, non fa altro durante tutto il giorno.
Ammettiamo che possano utilizzare lo smartphone per i compiti, ma il resto è rimanere fermi lì, passivizzati da uno strumento.
Un altro report, questa volta di UNICEF, “Innocenti report card 16” 1, ci dice che il tempo che i bambini trascorrono online è raddoppiato in meno di un decennio. Unicef parla dei bambini di tutto il mondo, Telefono Azzurro si rivolge al contesto italiano.
Non occorre tornare per l’ennesima volta al tema dell’utilizzo dei social, ma mi permetto di sottolineare la fondamentale ignoranza che ancora aleggia sopra il mondo educativo.
Tocco con mano quotidianamente, ad esempio, il fatto che non venga conosciuto il PEGI sia da parte delle famiglie che di molti insegnanti e educatori. Ricordo che il PEGI Pan European Game Information è il sistema di classificazione dei contenuti dei videogiochi. Questo sistema compie 20 anni, è nato infatti nel 2003, è uno strumento molto utile che però passa troppo spesso sottotraccia.
Lo stesso dicasi per le raccomandazioni legate alle indicazioni di età per altri contenuti come film, programmi televisivi, serie tv.
Che bambini e ragazzi stiano tanto tempo davanti a un videoschermo non significa necessariamente che impieghino quel tempo in maniera sbagliata ma ricordo che la famiglia in primis, deve sapere sempre cosa sta facendo un figlio dentro la rete.
Continuiamo a suggerire dei contratti veri e propri per accedere con competenza alle nuove tecnologie, contratti stipulati tra genitori e figli; continuiamo a raccomandare i parental control sui dispositivi elettronici dei più giovani, continuiamo a raccomandare di rispettare l’età per accedere ai social ma…su tutte queste raccomandazioni sembra prevalere il fattore assillo. I figli che stressano il genitore per averla vinta il più delle volte ha la meglio. Nag factor2, direbbero i pubblicitari.
A conferma di questo, del fatto che vincono i bambini assillando il genitore per farsi regalare lo smartphone il prima possibile, ricordo uno studio fatto dall’Università Bicocca di Milano che ci dice che nel 2020 i bambini tra 6 e 10 anni possessori di smartphone erano il 23,5%, nel 2021 la percentuale è salita al 58,4%.
Ribadisco, serve attenzione adulta, responsabilità e un pensiero educativo sul tema.

1] www.unicef-irc.org
2] nag factor= in marketing è la tendenza dei bambini a richiedere insistentemente un articolo reclamizzato. La crescita della strategia del fattore assillo è direttamente correlata all’aumento della pubblicità infantile. I dispositivi elettronici sono dentro questo mercato.