Articolo del 30 aprile 2023

EDUCAZIONE CIVICA, DA DOVE INIZIA?

Il tema dell’educazione civica è ricorrente, di tanto in tanto si tira fuori l’argomento. A scuola sono previste le ore di educazione civica e vengono impiegate a discrezione dell’insegnante, in alcune scuole ci sono progetti molto interessanti, in altre un po’ meno ma la vera educazione civica, se mi permettete, inizia molto prima e appartiene a tutto il mondo adulto che si interfaccia in un modo o nell’altro con il mondo dei bambini e dei ragazzi.
L’esempio di ognuno di noi implicitamente costruisce i presupposti per un’educazione sul campo. Il comportamento in ambito pubblico, il rispetto delle regole, degli spazi, dei luoghi, dell’ambiente, tutto ciò è materia di osservazione dei più piccoli.
Una trasgressione – la carta gettata a terra, il fiore strappato da un’aiuola, una scritta su di un muro – va richiamata ma…c’è un ma. Per essere credibili, per poter richiamare i più giovani nel caso si venisse a contatto con un comportamento scorretto, è necessario essere o diventare cittadini “modello”.
Con cittadini modello non intendo eroi di quartiere né talebani dell’ordine, intendo persone rispettose di quello che ci circonda, delle persone e delle regole.
Mi spiego utilizzando i piccoli esempi che appartengono alla semplicità delle mie giornate.
Sono al parco, ultimamente lo frequento spesso e mi si presentano occasioni ghiotte di osservazione dei miei simili. Frequento parchi cittadini con aree dedicate ai giochi per i bambini e altre all’attività fisica con percorsi salute e così via. In questi parchi c’è quasi ovunque un’area riservata alla “sgambatura cani”, un luogo dedicato ai quadrupedi dove possono liberamente scorrazzare mentre i proprietari se ne stanno a chiacchierare seduti sulle panchine predisposte per questo.
Sto passeggiando e sento chiamare:
“Matteo, Matteo amore vieni qui!”
Continuo per la mia strada, ma l’incalzare del richiamo mi fa girare, penso a un bambino che si sta allontanando troppo. La voce alle mie spalle, con una certa ansia rincalza:
“Amore, amore mio vieni qui, Matteo, Matteo, è pericoloso!”
A quel punto mi giro, un signore sulla sessantina cerca di infilarsi sotto un albero a recuperare Matteo, un botolino stretto e lungo vestito con un improbabile abitino verde acido e il numero 2 sulla schiena. Penso subito alla divisa dei giocatori di rugby e mi viene da sorridere. Il signore si rialza con il cane in braccio, lo bacia ripetutamente sul muso e poi lo depone nuovamente a terra.
All’ingresso del parco vi è un cartello dove viene specificato che i cani all’interno vanno tenuti al guinzaglio con museruola al seguito invitando i proprietari ad accedere all’area sgambatura cani per liberarli.
Penso che il signore non abbia letto il cartello ma dopo poco un altro signore, con un cane di taglia più grossa, si avvicina, il cane indossa la maglietta di Ronaldo, avete capito bene, maglia bianca e nera a righe con numero 7 sulla schiena. Libero, senza guinzaglio, annusa a destra e a manca e poi deposita le sue deiezioni proprio ai piedi dello scivolo nell’area dedicata ai giochi per bambini. Aspetto un attimo per vedere fin dove arriva il senso civico di questa persona, il cane termina il suo “lavoro” e corre mentre il padrone lo insegue. La cacca rimane lì bella fumante.
Mi permetto di richiamare il signore: “Scusi, qui vengono i bambini, ci sono i dog toilette lungo tutto il parco, non può raccogliere questa cacca per piacere?”.
Il signore si gira e mi apostrofa:
“E farsi gli affari suoi? È mica suo il cane?”
Rimango letteralmente basita.
Non ho la possibilità di raccogliere la cacca di quel cane appartenente a un padrone maleducato, così continuo la mia passeggiata amareggiata nella speranza che qualcuno si accorga prima che qualche bimbo ci metta sopra un piede o peggio una mano.
Esco dal parco e incrocio una signora che spinge un passeggino, mi giro a guardare il piccolino immaginando un volto paffuto che dorme, ma con molta sorpresa noto il musetto vispo di un volpino vestito di rosa. La signora entra nel parco e subito appoggia il volpino a terra, senza guinzaglio.
Rimango un po’ interdetta e vinta da emozioni contrastanti, da un lato l’abitudine potrei dire così – di infrangere le regole. I cartelli ci sono ma il buonsenso evidentemente manca, almeno per l’esperienza che sto facendo io in questi giorni. Dall’altro lato provo una profonda tristezza per i cagnolini, bardati come dei pupazzi, sbaciucchiati e messi nei passeggini come i bambini, lo trovo profondamente lesivo della dignità del cane.
Tornando al tema iniziale, se l’educazione civica parte da noi adulti, dall’esempio che possiamo dare ai più giovani, dall’impronta di cittadinanza responsabile, ci sono parecchie riflessioni da fare. Mi viene da dire che guai a noi se ci permettiamo di criticare i comportamenti infantili e adolescenziali.
E la mia osservazione si è limitata a un semplice parco cittadino. Potrei continuare con le bottiglie e le lattine lasciate lungo i sentieri o i fossati, i mozziconi di sigaretta sparsi ovunque, le carte gettate dai finestrini delle macchine, le auto parcheggiate sul marciapiede o nello stallo dedicato all’handicap senza averne il diritto, gli attraversamenti con il rosso o ignorando le zebre, il parlare in viva voce al cellulare ovunque, il non rispettare le code…
Ma è meglio fermarsi qui. Non possiamo pretendere che bambini e bambine crescano con il senso civico del rispetto degli altri e delle cose, se gli esempi che possono osservare quotidianamente sono questi. Un mondo adulto che non finirà mai di essere adolescente.