Articolo del 5 febbraio 2023

NEOMAMME LASCIATE SOLE, GLI ESTREMI DELLE NEONATOLOGIE

Non si può rimanere indifferenti di fronte a una notizia così tragica: un bambino, un neonato soffocato dalla mamma per errore. Si è trattato assolutamente di errore dettato dalla stanchezza, dall’essere stremata per il parto avvenuto poche ore prima, dal non aver avuto nessuno al suo fianco.
Il momento più bello trasformato in un incubo dal quale questa mamma farà enorme fatica a uscire.
Credo che tutte noi mamme siamo state colte da un moto di angoscia, abbiamo sentito forte nelle viscere il dolore, perché la morte di un figlio è cosa innaturale, non dovrebbe essere.
Non si hanno parole di fronte ad una tragedia così grande, fa scalpore soprattutto nel nostro mondo dove i bambini sono considerati piccoli gioielli.
Tutti i bambini e le bambine del mondo dovrebbero essere considerati tali, e lo sono senza dubbio per le loro mamme, ma sappiamo bene quanto cambia il valore di una vita in base all’ambiente in cui ti trovi, alle aspettative di vita e alla collocazione geografica: nord o sud economico del mondo.
Sono discorsi assurdi ma drammaticamente reali.
A parte le illazioni e i massimi sistemi, la morte del piccolo neonato lascia aperti moltissimi dubbi sul parto e sull’assistenza garantita nel nostro Paese.
Quando ho partorito io, una trentina di anni fa, il neonato non veniva lasciato assieme alla mamma, ricordo perfettamente che ho dovuto lottare con le puericultrici per avere la mia bambina accanto. Io ero figlia di una scuola di pensiero che prevedeva il concetto del continuum, non ho potuto partorire a casa per problemi miei di salute così ho dovuto accettare il parto in ospedale. Non volevo però rinunciare al contatto, “quel pelle a pelle” che sentivo assolutamente necessario per me e per lei. Come dicevo ho dovuto lottare con le infermiere per tenere la piccola vicina, c’era il nido dove venivano messi tutti i neonati dentro le cullette di vetro e le mamme li avevano accanto al momento della poppata. Stop.
A malapena ci veniva spiegato come cambiare un pannolino o medicare l’ombelico. Teoricamente ti spiegavano come fare il bagnetto e una volta a casa panico, se non c’era tua madre a mostrarti come si fa.
Da un po’ di anni i reparti di neonatologia si sono allineati e hanno scelto di far vivere la vicinanza mamma bambino; al momento del parto il bambino viene messo sulla pancia della mamma per un paio d’ore, serve a creare tutta una serie di anticorpi e l’attaccamento al seno. Prima il bimbo trova il contatto con il seno e prima viene favorito quello che oggi viene considerato uno degli elementi fondamentali: l’allattamento naturale.
Le mamme da subito, una volta entrate nella stanza da puerpere, hanno vicino il loro bambino.
Fin qua non fa una piega, è un obiettivo raggiunto. Prima di uscire fanno sperimentare tutto, il cambio pannolino, il bagnetto, l’allattamento ben seguito.
Finalmente, è quello che volevamo!
Ma…c’è un MA che risulta enorme come una casa.
La mamma ha accanto il suo bambino o la sua bambina ma non c’è nessuno accanto a lei.
Dopo la pandemia negli ospedali non lasciano stare accanto il partner o il caregiver. La mamma si ritrova da sola con la sua creatura, manca il personale necessario a un buon controllo e accudimento, e la puerpera è lasciata in balia di se stessa. Partorire è faticoso, ti sconquassa il corpo, la stanchezza ti pervade e gli ormoni spesso ti fanno sentire sola e inadeguata, piena di paure.
Sei felice di avere accanto il tuo bambino ma nelle primissime giornate non sei in grado di pensarci completamente. Arriva una grande stanchezza, arriva lo sconforto, c’è la necessità di avere qualcuno che supervisioni, che dia un occhio, che dia una mano.
Come ho scritto nel titolo stiamo vivendo gli estremi: prima la mamma non vede il suo bebè e ne soffre, oggi viene lasciata da sola con il suo bebè.
La via di mezzo sarebbe la cosa migliore, come spesso accade. Un giusto compromesso tra la fondamentale importanza di far vivere l’esperienza del contatto e vicinanza alla mamma e la possibilità di farlo in sicurezza, senza la paura che possa accadere qualcosa come quello che è accaduto alla mamma del piccolo M. a cui va il mio pensiero e il mio abbraccio.