Articolo del 5 giugno 2022

Autosvezzamento: l'ambiguità di un termine

Sta diventando una moda, sempre più genitori parlano di auto svezzamento dei loro bambini ma spesso il termine causa preoccupazione. Parlando con il mio caro amico Claudio Riva ci stavamo interrogando su quanto questo termine possa risultare confusivo per chi si approccia per la prima volta al compito genitoriale.

Detta così si potrebbe pensare che un bambino decida da sé stesso cosa e quanto mangiare, cosa assaggiare e cosa no.

Andando un po’ in profondità diremo che si, a livello teorico funziona proprio così, i bambini vengono autorizzati a farsi incuriosire dal cibo dei “grandi”, a provare gusti nuovi a partire dal piatto di mamma e papà, ma non viene dato il via libera su tutto.

Rimane sempre fermo il consiglio pediatrico che prevede entro i sei mesi la prevalenza se non la totalità del latte materno (dove possibile), andando poi gradualmente a iniziare con i cibi semisolidi e mantenendo sempre l’attenzione su cosa effettivamente può assaggiare o meno il piccolo.

Poniamo Carletto, sei mesi appena compiuti. Vivace sul suo seggiolone si appresta ad assaggiare la mela grattugiata. La mamma ha messo in tavola una bella pasta al pomodoro con acciughe e capperi. Carletto è molto attratto da quel colore vivace, dalla forma della pasta, dal profumo che sale dalla pietanza.

Può Carletto assaggiare la pasta della mamma?

Diremo di no, acciughe e capperi non sono proprio alimenti adatti a un piccolino di sei mesi.

La nonna di Carletto invitata a pranzo, ha nel suo piatto del riso con olio e grana. Carletto si rivolge al piatto della nonna ed è incuriosito anche da quello. Li può assaggiare un filino di grana grattugiato, provare a vedere l’effetto che fa quel gusto strano.

Cosa vogliamo dire con questo banalissimo esempio?

Anche nella cosiddetta auto svezzamento la regia deve essere data dai genitori o comunque dall’adulto che predispone il cibo.

La cotoletta impanata meglio non farla assaggiare a otto mesi, cerchiamo di creare una cornice dove:

  • Si cucina con poco sale
  • Si evitano cibi piccanti
  • Si evitano cibi troppo elaborati
  • Si evitano cibi confezionati
  • Si evitano dolci e creme industriali

In definitiva l’auto svezzamento non è troppo distante da quello che accadeva in tutte le famiglie degli anni Cinquanta, Sessanta, settanta. Latte di mamma e cibo leggero per iniziare ad assaggiare fino a transitare il bambino all’anno, periodo in cui più o meno era in grado di mangiare quasi tutti come gli adulti.

Il tema riproposto negli ultimi anni ha obiettivi abbastanza importanti:
  • far avvicinare abbastanza presto i bambini a gusti nuovi
  • togliere i bambini dal laccio del cibo “apposta per loro”, spesso confezionato e dunque sicuramente rapido nella preparazione ma anche molto appiattito nei gusti
  • far incontrare cibi vari e dunque scongiurare il pericolo di intolleranze alimentari oggi molto frequente proprio per il ritardo con cui i bambini assaggiano cibi “veri”
  • fare entrare il “mondo” dentro la propria esperienza, anche il cibo appartiene alla varietà e quindi alla complessità dell’universo che incontra un bambino

Quando parliamo di auto svezzamento allora, ricordiamo di capire bene di cosa si tratta, capita che alcuni lo rifiutino a priori proprio per l’incomprensione del termine. Buon appetito, nuove piccole forchette!