Articolo del 6 agosto 2023

UNA FAVOLA AGOSTANA Il mese di agosto è un mese di vacanza, così mi prendo anch’io un momento di riposo, non metterò sul blog i soliti articoli pedagogici bensì una favoletta a puntate. Dedico il mese di agosto a bambini e bambine amanti dei boschi e dei loro abitanti. Con i genitori ci vediamo a settembre!
Buona vacanza.

IL RITORNO DELLA FATINA DI FORNI

Vi ricordate la fatina che alloggiava nella casetta che il Ricamificio di Forni aveva messo fuori dalla sua porta? No? Allora facciamo un passo indietro.

Mi trovo a Forni di Sopra e qui, come tutti i bambini e le bambine sanno, vivono gnomi, folletti, sbilf e fatine. C’è uno gnomo molto famoso che si chiama Harluk e che vive dentro il grande larice. Per andarlo a trovare è necessario arrivare a Massaroul e poi di lì salire un po’. Se ne ha voglia si fa vedere volentieri, in caso contrario bisogna avere pazienza, tutti conoscono il carattere estroso degli gnomi. Potrebbe essere indaffarato a costruire qualche oggetto con il legno, Harluk è un falegname bravissimo e sa fare magie con scalpelli pialle e sgorbie. Potrebbe invece essere intento a parlare con una talpa, spesso le talpe vanno a consultarsi con lui per conoscere alcuni segreti del bosco. Dall’alto dei suoi anni Harluk è una specie di grande saggio e molti animali si rivolgono a lui per ricevere consigli. La sua lunga barba bianca nasconde alcuni segreti che non conosco nemmeno io, ma so per certo che aiuta sempre gli abitanti del bosco. Ama i bambini e le bambine, soprattutto quelli che sanno come muoversi all’interno del bosco, cioè rispettando le piante e i fiori, gli animali e la natura in genere.
Ci sono poi gli gnomi e i folletti che vivono sul Truoi dal Von. Proprio in quei paraggi tanti e tanti anni fa avevo incontrato alcuni gnomi e avevo visto che c’era una fatina intenta a curare un cucciolo di ghiro ferito. Stavo seduta seminascosta dietro il tronco di un grosso abete e osservavo senza farmi scorgere il lavoro frenetico di quel dolce esserino, piccolo come una mela, profumato di zucchero caramellato e sbarluccicante. Ogni volta che si muoveva nell’aria, si sentiva un lieve tintinnio di campanellini e si sollevava un pulviscolo dorato. Era un piacere osservarla, non mi sbilanciavo troppo perché non la volevo spaventare ma ero sicura che lei avvertisse la mia presenza. Quello fu il primo incontro.
Avevo poi incontrato nuovamente quella fatina, era rimasta intrappolata nella casetta di vetro del Ricamificio, aveva dimenticato come si aprivano le porticine dall’interno. Diciamo che era un po’sbadatella, l’avevo salvata perché nell’impeto del volo si era mezzo spiaccicata contro il ramo di un albero. L’avevo avvolta in una bandana e l’avevo portata sul Sentiero dei bambini da dove poi aveva preso il volo lasciando polverina dorata dappertutto. Per lungo tempo la bandana con cui l’avevo coperta luccicava come oro.
Abitava, in inverno, nella casetta che la Sabi aveva costruito proprio fuori dalla porta del suo Ricamificio. In realtà la fatina era diventata amica della Sabi, amava fare bellissimi disegni e li regalava alla sua amica che poi li ricamava su tovaglie, asciugamani e lenzuolini. La fatina andava solitamente sotto sera a rifocillarsi con un buon infuso che la Sabi le faceva trovare dentro un minuscolo bicchierino di vetro acquistato apposta per lei. Se la raccontavano e sotto Natale, quando Sabi faceva le confezioni regalo, la fatina spruzzava un po’ della sua polverina luccicante sui pacchetti che così diventavano bellissimi e profumati.
Con la fine dell’inverno la Sabi aveva tolto le casette e la fatina era ritornata nel bosco poi, per un po’ di anni non si era più fatta vedere.
Con la Sabi più volte ci chiedevamo che fine avesse fatto, ogni tanto però lasciava qualche disegnino nella cassetta delle lettere del Ricamificio. Sapevamo tutti che era opera della fatina perché il profumo era inconfondibile e anche alcune tracce luccicanti, ma di farsi proprio vedere no.
L’altra mattina però, al levarsi del sole, mentre stavo raccogliendo fragoline a Soraruoi, qualcosa mi aveva pizzicato sulla spalla. Mi ero voltata ma non avevo visto nessuno. Mi sono sbagliata, mi ero detta, sarà stata una zanzara. A Forni non ci sono zanzare ma hai visto mai, con il cambiamento climatico…
Avevo ripreso la mia raccolta e di nuovo un pizzico sulla spalla, mi ero girata di scatto e avevo intravisto una scia luminosa e il profumo di zucchero caramellato.
Accipicchia, era tornata la fatina!
_ Ci sei? Fatti vedere, perché mi hai pizzicato?
Nessuna risposta, solo un movimento incessante tra le foglie di farfaraccio.
_ Esci di lì, guarda che ho capito chi sei. Ti ho riconosciuto dall’odore, anche se ti nascondi so benissimo chi mi sta spiando.
Dopo pochi secondi, ecco che con un frullo d’ali la fatina si era palesata ai miei occhi. Era sempre uguale, le alucce azzurrine e trasparenti, i capelli raccolti sotto un copricapo fatto di petali di fiori e il vestitino fucsia leggero. Attorno una nuvola di polverina dorata lasciava tutto un bagliore. Sembrava piuttosto arrabbiata, la faccina era tutta ingrugnita.
_ Non puoi raccogliere le fragoline qui, questo è il mio bosco e tu non puoi prendere nulla.
_ Che caratterino, innanzitutto buongiorno. Dove sta scritto che qui io non posso raccogliere le fragoline? Non vedo nessun cartello, il bosco è di tutti, non siamo sul Truoi dal Von.
_ Che c’entra, tu sei un’abitante di via Tolina, mica di Soraruoi? Dunque, le fragole non le puoi raccogliere.
_ Signorina bella, da quando in qua uno che vive in via Tolina non può raccogliere fragole da un’altra parte? Ti stai inventando una regola, questo non si fa.
Aveva iniziato a volteggiare su e giù, imprecava a modo suo con parole strane, usava una lingua che non conoscevo, forse era il fatinese, non lo so. Mi faceva girare la testa, non riuscivo a seguire i suoi volteggi, sembrava davvero molto arrabbiata.
_ Scusa fatina, si può sapere cosa ti fa arrabbiare così tanto? Ti ricordi almeno di me? Visto che sai dove abito suppongo che tu sappia anche chi io sia. O mi sbaglio?
Si era fermata un attimo sopra la corolla di un giglio di San Giovanni. Era bellissima, il visino tutto arrossato, parlava ancora in quella lingua strana poi si era calmata un pochino.
_ Certo che lo so chi sei, mi ricordo perfettamente di quella volta che mi hai salvato la vita, per questo ti seguo di tanto in tanto e vengo a controllare se va tutto bene in via Tolina. Non è il mio territorio, dalle tue parti ci sono le fatine dell’acqua ma lo stesso vengo a dare un occhio, non si sa mai. Chi salva la vita a una fatina è legato a lei per sempre, lo sapevi?
_ A dire il vero no, non lo sapevo, ma a proposito perché non ti sei mai fatta vedere in tutto questo tempo? Pensavo tu fossi morta o finita chissà dove.
_ Quando vengo in via Tolina cerco di non farmi vedere, le fatine delle tue parti, quelle dell’acqua intendo, sono molto gelose del loro territorio. Sarebbe difficile spiegare che io sono legata a te…è tutto complicato.
Mentre diceva queste cose girava su sé stessa e con tutto quel muoversi si era riempita del polline del giglio, così adesso il suo vestitino fucsia era più arancione che altro.
_ Va bene, non ti arrabbiare di nuovo. Se ho capito bene questo è il tuo territorio e io non posso raccogliere le fragoline. Accetto questa regola anche se non la trovo giusta. Quelle che ho già raccolto le posso portare a casa? O devo lasciarle qui?
Si era messa a pensare e ripensare, batteva il ditino sulla fronte e mi lasciava in sospeso. Io mi stavo un po’ stancando, quanto tempo ci voleva per darmi una risposta? Che tipetto ragazzi…
_ Va bene, per questa volta puoi tenerle ma non farti più trovare a rubare le fragole da queste parti.
_ Che parolona rubare, ma farò come dici. Mi ha detto la Sabi che ogni tanto le lasci qualche disegno nella cassetta delle lettere. Lei lo deve guardare con la lente e poi lo riproduce al computer per ingrandirlo. Hai sempre la passione per l’arte?
_ Io sono un’artista, lo dovresti sapere bene, i ricami della Sabi sono bellissimi, tutto merito mio.
Vabbè, avrei avuto qualcosa da controbattere, ma meglio lasciar perdere, meglio non urtare la signorina scontrosetta.
_ Dove sei stata tutto questo tempo? Ho capito che ogni tanto davi un occhio a via Tolina, ma non incontrarti per anni, vuol dire che non sei sempre stata da queste parti.
_ È vero, sono stata all’estero per un periodo, ma se vuoi saperne di più te lo posso raccontare domani mattina alle cinque sotto il grande masso dal Von.
_ Mi stai dicendo che mi vuoi vedere domani mattina alle cinque lassù sul Truoi dal Von?
_ Esattamente. E devi venire da sola, mi raccomando. Se sei curiosa ti aspetto.
Che dire, ero davvero curiosa e non potevo lasciar perdere questa occasione d’oro….

Fine prima puntata