L’aggressività infantile viene scatenata da alcuni moventi particolari, le emozioni sono strettamente collegate a questi fenomeni. Un bambino frustrato sovente si esprime attaccando così come un bambino arrabbiato, in preda alla collera o un bimbo che si sente inadeguato o a disagio per qualche motivo. Le emozioni dei bambini sono un universo spesso inesplorato da parte dell’adulto. Uno degli errori che vengono fatti è quello di sovrapporre l’emozione infantile a quella adulta, dimenticando che lo sviluppo cerebrale di un adulto è già completato mentre quello di un bambino è in fase di costruzione.
1] Alberto Oliverio, Le emozioni del bambino, in Psicologia contemporanea, mag-giu 2015, n. 249, pag. 9
Le neuroscienze ci vengono in aiuto per darci alcune indicazioni specifiche.
“La maturazione della corteccia orbito frontale è un processo complesso che dipende sia dallo sviluppo del sistema nervoso infantile, sia dalle esperienze vissute dal bambino”1. Al di sotto dei 5/6 anni il bambino e la bambina non sono in grado di gestire i propri impulsi, urla per divertimento anche se non ci sono apparenti motivi, ha paura di cose apparentemente sciocche, fa capricci per raggiungere obiettivi istantanei (farsi acquistare un giochino, un gelato, andare al parco), dice le parolacce e più sono “sporche” più sembra divertirsi.
Un bambino di questa età non può padroneggiare la sua parte emotiva; pertanto, può utilizzare modalità aggressive per esprimere le proprie emozioni, può lanciare oggetti, picchiare, rotolarsi sul pavimento. Sono atteggiamenti consueti che vengono dettati da impulsi incontrollati (e incontrollabili).
Non si può pretendere di “far ragionare” un bambino così piccolo, si può solo gestirlo aiutandolo a stare dentro questa emotività a volte dilagante.
Oltre alla corteccia prefrontale Alberto Oliverio ci ricorda che è interessata anche l’amigdala, responsabile di scatenare reazioni più o meno violente nel momento in cui subentra la paura apparentemente scollegata da fattori concreti. “Nel bambino piccolo l’amigdala ha dunque il sopravvento sulla corteccia: ma l’amigdala è anche in grado di memorizzare, sia pure in forma inconscia, le esperienze negative. E’ per questo motivo che le reazioni degli adulti ai capricci violenti dei bambini non devono contribuire a generare ulteriore paura e amplificare le reazioni emotive dei piccoli”2.
Mi pare importantissima questa sottolineatura sul comportamento adulto in risposta ad atteggiamenti aggressivi infantili. L’adulto dovrebbe essere in grado di comprendere lo stadio di maturazione del bambino ed essere in grado di dare risposte sufficientemente buone che fungano da elemento imitatorio, per far fare esperienze importanti per l’apprendimento e la crescita del bambino. Rispondere aggressivamente significare autorizzare l’aggressione, rispondere con indifferenza significa allontanare emotivamente il bambino, rispondere con una sberla o una punizione significa non essere in grado di accettare l’emozione forte di un piccolo.
Conoscere lo sviluppo emotivo di un bambino può aiutare noi educatori e genitori a dare risposte adeguate e a non pretendere cose che i bambini e le bambine non sono in grado di dare.
2] Alberto Oliverio, op.cit. pag.11