Articolo del 13 febbraio 2018

Annualità PranaYama

IMPARARE A LIBERARE IL RESPIRO

“Mi sembra presuntuoso affermare che un uomo possa determinare il proprio destino dall’interno. Quel che invece un uomo ha in mano è il proprio orientamento interiore verso il destino”.

Etty Hillesum – Diario 1941-1943, pag. 101


Che può c’entrare mai una citazione dal Diario di Etty Hillesum con il tema del Pranayama?
A mio avviso c’entra eccome, molto più di quello che si potrebbe pensare. Leggendo con ardore le dispense dove ci vengono porposti i principi per questa annualità, ho messo assieme alcuni elementi che certamente hanno fatto viaggiare lontano la mia mente.
Per poter parlare di Pranayama dobbiamo far si chè si debbano fondere in qualche misura alcuni elementi fondamentali: la conoscenza, la volontà, l’ardore, l’esperienza costante, l’apertura al cambiamento.
Solo facendo fondere questi elementi potremmo dire di avvicinarci all’esperienza Pranayama, dove il respiro alimenta e fa vivere e aiuta a condurre Prana all’interno della forma del nostro corpo, intenzionalmente posto in un asana che ci serve da “scusa” per raggiungere il nostro obiettivo.
E quale è questo obiettivo? E’ una domanda che sovente mi pongo.
Arrivando al sesto anno di studio riguardo indietro tutti i passaggi compiuti. Piccoli passi verso una consapevolezza, passi nei confronti di un corpo che mi è servito come trampolino di lancio per scavare più a fondo dentro il significato di questo percorso.
Dal corpo alla gestione delle emozioni, alla consapevolezza del respiro, al desiderio di compiere azioni volute e non automatiche.
Bello ma ancora vago. Perché sono qui? Perché cerco di approfondire un percorso?
Perché sono viva!

LA RESPIRAZIONE LIBERA TI LIBERA

Quando sono in una condizione ottimale il respiro può esprimere al massimo il suo potenziale, dunque obiettivo per la vita è riprendere in mano la capacità di respirare ma soprattutto ridare qualità al respiro.
Ridare qualità al respiro per me significa stare dentro un mio vissuto senza rinnegare nulla, senza giudicare nulla ma sapendo tenere ciò che è e ciò che è stato, imparando a veicolare al meglio l’intenzionalità.
Nel lungo percorso di conoscenza “diversa” che lo yoga può insegnare, comprendere che il respiro è quella cosa sottile e potente al tempo stesso che comunque ha diritto di essere osservato ma anche governato, rispettato ma anche lasciato andare; questo aiuta a sentirsi vivi.
Ecco che ritorna il collegamento con i Diari di Hillesum. Lei non ha mai praticato yoga, ha però vissuto un ardore tale e un amore tale per la vita che è riuscita a stare bene, ad amare la vita nonostante il delirio che stava attraversando.
Ripassando le lezioni di Pranayama l’ho riagganciata alla mente, mi è tornato prepotentemente davanti agli occhi la sua passione per la vita. La sua voglia di essere viva e il suo saper cogliere la bellezza in ogni piccola cosa. Nel suo albero che continuava a buttare germogli e a fiorire, nella risorsa intima data dal suo saper pregare. Pregare che non era chiedere banalmente a Dio un qualcosa, bensì entrare profondamente in sè stessa per stare con sè stessa. Starci per imparare a vivere bene anche quando il fuori andava a rotoli.
E’ quella sua intenzionalità a vivere, quella sua passione, quel suo ardore, quella sua volontà nello scrivere, nell’essere con gli altri e per gli altri, quel suo respirare a pieni polmoni nonostante le avversità, questo mi fa dire che la posso avvicinare a queste lezioni.
Forse abbiamo bisogno di modelli concreti per raffigurare crescite interiori ed esteriori.
Forse sono andata fuori dal seminato, comunque, il respiro che ti libera deve portarti lì. Lavori sul corpo per lavorare sulla mente e sul tuo “dentro” che non è il tuo inconscio, non è il tuo desiderio e pensiero più o meno consapevole; è l’essenza stessa del tuo essere.
Nella pratica di queste settimane, mentre coglievo l’importanza dell’economia dello sforzo per apprezzare la profondità e qualità del respiro, ho messo dentro tutta la mia passione che abbraccia la totalità del mio essere. E lì ho provato a vedere a che punto sono con l’obiettivo a lungo termine: Manas shaktimat prana.