Articolo del 21 ottobre 2019

Asana: dopo sette anni scopro che…

“Tutti gli esseri del mondo provengono dal motore sottile, e tutti vi rientrano”
Zhuang-zi, (Chuang-tzu), Adelphi, Milano, 1982,Pag.162

Questa mia ultima relazione non è legata alle lezioni, mi concedo di farmi una domanda: cosa accade ora, dopo sette anni di scuola EFOA? E’ una domanda in qualche modo simbolica che in rrealtà mi porta a chiedermi cosa è cambiato in me durante questo periodo, il numero 7 che non è per caso e scandisce la mia vita sotto varie forme. Chiaramente mi piace associarlo alla creazione, un mondo nuovo che si va plasmando e maturando dal caos primordiale alla definizione dell’umanità.
Pratico yoga da moltissimi anni e quando ho iniziato ero dentro a quel caos fatto di asana che più che altro appartenevano a tentavi ginnici di imitare la maestra. Il caos era però maggiormente evidenziato dalla fatica che facevo per capire perchè stavo in quelle posizioni e al contempo la percezione, seppure sfumata, che vi era una enorme potenzialità tutta da scoprire.
Ho iniziato a chiedermi che cosa cercassi e perchè proprio con lo yoga, dopo una vita fatta di studi e approfondimenti che cosa mi mancava? Non mi bastava continuare per quella strada, leggere e studiare, evolvere nel mio lavoro a servizio degli altri. Qualcosa mi diceva che dentro lo yoga avrei trovato alcune risposte o forse la capacità di farmi meglio certe domande.
La curiosità, senza dubbio, ha favorito questo cercare quel qualcosa in più e aver incontrato EFOA è stato il mio piccolo Bingo.
In parole povere avevo biogno di mettere ordine a quel caos.
Ho iniziato con l’annualità di Kundalini, una folgorazione che ha sconquassato tutto quello che pensavo di conoscere, a partire dal mio corpo. Scoprivo un nuovo modo di essere, imparavo a discernere tra psiche junghianamente intesa (mi appartiene a livello cognitivo) e coscienza e consapevolezza. Via via, come le perle di una lunga collana, piccole e grandi scoperte si infilavano in maniera sistematica e creavano nuovi schemi, scalzando quelli precedenti.
Un respiro che ti appartiene e a cui appartieni, dei muscoli che devono essere rispettati così come i tendini e le ossa, un prana così difficile da capire ma che via via, nel corso degli anni, si faceva percepire sotto forma di calore, di emozione da regolamentare, di potenzialità e forza.
E via via, attraverso la vidyā giungevo ad ascoltare me stessa non solo a livello mentale.
Una scoperta dopo l’altra, maieuticamente parlando.
Dopo sette anni dove sono arrivata?
Ad un buon punto di partenza, mi verrebbe da dire. Posso iniziare ora ad intuire il significato di essere yoga, di lavorare nella quotidianità con consapevolezze nuove che hanno modificato il mio modo di agire, di pensare e di essere.
Durante il primo anno Roberto mi ha detto che mi mancava l’elemento terra, dopo sette anni posso dire di averlo trovato ed ora, concluso quel tempo dedicato alla “creazione” penso che sono pronta a dire “sto iniziando a praticare yoga”.
Ringrazio di vero cuore Françoise che non abbandonerò fino a che, come lei dice, non andrà in pensione e ringrazio Roberto per la sua passione e genio, ringrazio Francesca per il suo modo dolce e deciso di esserci, una perla rara.
Non è un commiato ma la chiusura di un ciclo, e poi avanti tutta ad approfondire, studiare, sperimentare, sbagliare, riprendere in mano, sviluppare.

Grazie. Namastè!