Articolo del 7 gennaio 2024

NUOVO ANNO, NUOVI PROPOSITI

Un nuovo anno è partito e come sempre, dopo aver fatto i bilanci di quello trascorso si pensa al nuovo che avanza.
Lo scenario politico mondiale non lascia sperare molto, la sensazione che il genere umano sia sempre meno “umano” attanaglia e si fa fatica a pensare a qualcosa di bello, di positivo.
La guerra, questo cancro che infesta il pianeta sembra essere un codice di comportamento scontato, non abbiamo imparato nulla dalle testimonianze del passato. Sembra che la memoria collettiva sia assopita, le nuove generazioni sono portate a negare, come se tutta la sofferenza dei nostri avi sia svanita nel vento.
Forse quello che ci manca davvero è la capacità di fare memoria. Il 27 gennaio sarà la giornata dedicata alla memoria ma rimane una sorta di tradizione, qualcosa che si fa perché è ormai cosa dovuta ma non ci si mette in relazione con quello che realmente ci apparitene e ci è appartenuto.
Sembriamo ormai tutti anestetizzati, si fa fatica a dare il giusto peso alle situazioni, ai valori, a quello che ci accade attorno, a quello che accade dentro di noi.
La riflessione su di sé lascia il posto all’esibizione di sé magari sui social, dove l’apparire vince sull’essere.
È forse finito il tempo del narcisismo e siamo andati oltre, siamo dentro un vortice che ha assorbito tutto, si cerca di non pensare per stare meglio, all’apparenza.
Ognuno potrebbe fare la propria parte per cambiare le cose, è una strada dura da percorrere, ma l’unica che possa dare un senso al continuare dei giorni.
Io guardo al nuovo che nasce con lo sguardo rivolto ai bambini, alle nuove vite che sono sbocciate nell’ultimo anno o che stanno per sbocciare. Possibile che non sappiamo mettere loro al primo posto? È il loro futuro che stiamo costruendo, se è vero che amiamo i nostri figli e nipoti anche all’eccesso (pensiamo a quanta iperprotezione stiamo attivando), è una contraddizione non lavorare alacremente affinché si possa donare loro un mondo migliore. Il mondo migliore parte da oggi, parte dalla piccola goccia che compone il grande oceano della società e del mondo. Siamo noi la piccola goccia, quella che può fare la differenza se, insieme, ci si mette in testa (e nel cuore) la possibilità di un cambiamento.
Come fare?
Uscire dalla comfort zone e attivare quelle pratiche a 360 gradi che possano determinare un effettivo cambiamento.
Lamentarsi su tutto e tutti, sparlare e parlar male degli altri, fregarsene (uso questo termine che non mi piace) dell’altro e pensare solo al proprio tornaconto, questo dovrebbe essere evitato.
Il cambiamento ci può essere, Ghandi ci credeva tanto che la sua frase, quella più citata è: “sii il cambiamento che vorresti vedere nel mondo”. Dunque, se voglio un cambiamento devo iniziare ad attivarlo, partendo da me. Utopia? Forse bisogno di un po’ di coraggio.