• Le mie recensioni
    anno 2024

PATRIMONIO

Una storia vera

Einaudi, Torino, 2013

Ho letto molto di Philip Roth, una penna notevole, uno sguardo sull’America contemporanea filtrato dall’esperienza della comunità ebraica. Ho sorriso con “Ho sposato un comunista” e mi sono anche un po’ annoiata con “Pastorale americana”, tutti libri necessari per capire una fetta di mondo lontana da noi non solo per l’Oceano che ci divide.
Ho amato moltissimo Lamento di Portnoy letto in età adolescenziale, l’età giusta credo e ora l’incontro con questo ultimo lavoro. A dire il vero non avevo intenzione di affrontarlo perché ne conoscevo la trama, la storia di un padre colpito da un tumore al cervello. Mi sono detta: basta la realtà e basta la tua esperienza di figlia con un padre reale portato via da un tumore, non importa se al cervello o da un’altra parte, sempre tumore era. Poi Massimo Recalcati, è colpa sua se mi sono decisa a comperare questo Patrimonio.
Ascoltando una delle sue lezioni sul padre, oltre al suo sempre citato McCarthy con La strada, un giorno è venuto fuori Roth e mi ha affascinato la pennellata giustificativa di Recalcati. Del resto, lui sa far amare i libri, è un suo pregio e una disperazione, perché ne ho acquistati tanti sull’onda lunga delle sue mini-recensioni talvolta involontarie. Ma tolto questo aspetto, ho letto Patrimonio in una sola notte.
Ci si ritrova, ho rivissuto la quotidianità della malattia, il legame con il padre, le piccole cose che disturbano del genitore, la fatica a dover ammettere che non ci siamo resi conto di quanto avremmo potuto fare quando si stava bene. Mi sono rimaste in mente le occasioni perdute, quelle che credo ogni figlio ha nei confronti di un genitore, personalmente non sono riuscita mai a dirgli tutto quello che vivevo, che provavo, che sentivo e non tanto perché non ne ho avuto occasione ma perché mi sono fermata di fronte ad uno sguardo di ritorno sovente negato. Dovevo forzare di più.
Poi sono diventata madre di mio padre, la cura assieme a mia sorella dei momenti piccoli ma importantissimi, guardare la televisione assieme, il giro di Francia, questo uno degli ultimi ricordi. Roth me l’ha fatto rivedere, lui che si guardava i Mets con il padre e ripercorreva tappe sportive che non gli erano mai interessate più di tanto ma era un’occasione per stare assieme, ancora un po’, ancora qualche giorno…
E’ un libro verità perché non ha momenti romanzati ma solo la pura realtà, la fatica dell’ultimo periodo di vita, la preoccupazione per non farlo soffrire, il desiderio di vederlo sereno, la paura di non saper rispondere alle sue esigenze, l’accogliere il suo bisogno di vita quando la vita non dà scampo.
E’ un libro importante, io l’ho trovato importante e penso che possa aiutare un po’ tutti coloro che si vedono nella condizione di affrontare il distacco dal proprio padre senza giudizio, con la possibilità di vivere il perdono nei confronti del genitore ma soprattutto nei confronti di se stessi.